Il Monte San Vicino (dal latino vicilinus, vigile) è un monte dell’Appennino marchigiano, diviso tra le province di Ancona e Macerata. Appartiene alla dorsale più esterna della catena Appenninica Marchigiana, ed è l’elemento di maggior spicco, non soltanto perché è la cima più alta, ma anche perché è visibile da quasi ogni punto del territorio circostante al quale esso si mostra con una forma alquanto rupestre e svettante su tutti i rilievi circostanti. Ciò ne fa un elemento ben distinguibile e riconoscibile (pur nei suoi diversi profili) e come tale ha sempre rappresentato per l’intero territorio il primo punto di riferimento. Ciò lo è oggi come lo è stato ieri. E le testimonianze storiche, architettoniche, culturali e religiose presenti ne sono la prova concreta. Non da ultimo è da ricordare che il territorio del San Vicino ha avuto il privilegio di “ospitare” San Romualdo, monaco benedettino fondatore dell’ordine dei camaldolesi. In tale luogo il Santo lasciò la vita terrena (1027). Venne sepolto nel monastero di Val di Castro, venerato come un nuovo San Benedetto e il luogo diventò subito meta di pellegrinaggio. Per vari secoli le sue spoglie restarono sepolte nell’abbazia di Valdicastro sotto il San Vicino (Oggi custodite nel duomo di Fabriano).