il Parco Nazionale del Gran Sasso stila una convenzione per implementare tecniche di riproduzione assistita per l’orso marsicano

18 Ottobre 2023. Il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, stila una convenzione per implementare tecniche di riproduzione assistita per l’orso marsicano.

 

La Delibera del Consiglio Direttivo del Parco Gran Sasso Laga riporta:

  • visto che l’attuale popolazione di Orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus), diffusa nell’areale dell’Appennino centrale tra le Regioni Abruzzo, Lazio e Molise, ed episodicamente delle Marche, risulta stazionaria da quasi cento anni, con una consistenza numerica attuale stimata a 50-60 esemplari, che la espone all’altissimo rischio di estinzione;
  • considerato che molteplici sono i fattori di rischio dovuti alla pesante interferenza diretta attraverso il bracconaggio, e indiretta a causa dell’impatto delle attività antropiche, i motivi della mancata crescita della popolazione si possono rinvenire nell’alta mortalità dei piccoli di orso che si aggira intorno al 50% dei nuovi nati e la mortalità degli adulti (di media 2,5 esemplari/anno);
  • riscontrato che alla diffusione della popolazione è di ostacolo la filopatria delle femmine ovvero la tendenza a rimanere legate ai luoghi in cui si alimentano e svernano; i maschi in dispersione superano numerose e complesse barriere antropiche (strade, autostrade e ferrovie) raggiungono mete geograficamente anche molto distanti, come il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e il Parco Nazionale dei Monti Sibillini, ma non incontrano femmine con le quali formare nuovi nuclei di popolazione stabile e a volte trovano la morte;
  • visto che negli ultimi dieci anni sono andati perduti almeno 24 individui di cui 12 femmine, queste ultime indispensabili per il mantenimento della popolazione stessa;
  • visto la densità di Orso bruno marsicano nel territorio di attuale presenza è pari a circa 40 esemplari per 1.000 km2 (100.000 ettari) e non è ipotizzabile un incremento della densità nello stesso areale che non sarebbe in grado di sostenere un numero maggiore sia in termini di superficie che di risorse alimentari accessibili;
  • considerato che alla luce di tali dati è evidente come la salvaguardia dell’Orso marsicano sta nella formazione di metapopolazioni diffuse su tutto l’Appennino centromeridionale che a ben vedere offre una superficie vocata e protetta sufficientemente ampia: dai 510.000 ettari tra Sibillini e Matese (considerando il parco del Gran Sasso, il Sirente Velino, la Maiella e il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise), ad altri “potenziali” 600.000 ettari tra Campania e Basilicata e che si tratta, quindi, di una superficie possibile che si aggira intorno al milione di ettari, teoricamente sufficienti a ospitare una popolazione in grado di garantire sicurezze rispetto all’ipotesi di una estinzione a breve termine;
  • vista l’importanza dei corridoi ecologici che connettono queste aree fra loro e degli interventi volti a tutelare e consolidare questi passaggi e a creare una cultura della convivenza;
  • vista la preparazione ultraventennale del gruppo di ricerca ITRA ULE (Tecniche di riproduzione assistita) sull’orso bruno dell’Università degli Studi di Lèon.

Si stila la convenzione che si pone l’ambizioso obiettivo di promuovere la massima diffusione del popolamento di orso bruno marsicano lungo la dorsale appenninica preservandone, nel contempo, l’integrità e il prezioso patrimonio genomico di cui è portatrice, che  vedrà la fattiva collaborazione tra l’Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, la Società Italiana per la Storia della Fauna “Giuseppe Altobello”, la Cooperativa COGECSTRE, l’Università degli Studi di León e Università Cattolica di Lille.

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